Ordine dei Veterinari Vicenza | 7 I parassiti – dal cane ai bovini al pascolo
Ordine dei medici veterinari di vicenza
veterinari,ordine,vicenza
18921
post-template-default,single,single-post,postid-18921,single-format-standard,ajax_leftright,page_not_loaded,,vertical_menu_enabled,qode-title-hidden,side_area_uncovered_from_content,qode-theme-ver-7.4,wpb-js-composer js-comp-ver-4.5.2,vc_responsive,elementor-default,elementor-kit-19091

7 I parassiti – dal cane ai bovini al pascolo

I PARASSITI : DAL CANE AI BOVINI AL PASCOLO

Camminando in montagna capita spesso di vedere cani pastore aiutare gli allevatori a gestire le mandrie di bovini al pascolo. Tra i nostri amici quattro zampe preferiti e le nostre fornitrici di latte, corrono rapporti da milioni di anni, nel passato soprattutto di predazione, che sta riprendendo piede con il forte aumento dei lupi. Un insolito parassita invisibile ai nostri occhi, ha sfruttato questa convivenza forzata tra le due specie e soprattutto negli ultimi anni sta prendendo sempre più i contorni di un problema enorme soprattutto per i nostri allevatori.

 

Stiamo parlando di Neospora caninum, un piccolo protozoo del Phylum Apicomplexa, isolato per la prima volta su un cane in Norvegia e confuso con il Toxoplasma gondii che condivide la stessa famiglia.

Al momento esistono solamente due specie di Neospora, N. caninum e  N. hughesi, la seconda è responsabile di forme cliniche nel cavallo.

 

Neospora, come altri parassiti divide la sua vita su ospiti diversi in modo da garantirsi una maggior possibilità di sopravvivenza nell’ambiente;  in particolare ha la sua fase di riproduzione sessuata all’interno dei canidi (cani, lupi, volpi). Il parassita invade le cellule intestinali dell’animale ed avviene la formazione di microgameti e macrogameti la cui unione determina la formazione di oocisti infettanti (Mc callister,1998); l’eliminazione delle oocisti inizia circa dopo una settimana dall’esposizione e perdura per due settimane, nell’ambiente poi le oocisti possono perdurare per molti mesi (Dubey,2004).

Quest’ultime vengono disperse nell’ambiente e vanno a contaminare l’acqua e l’erba di cui si nutrono i bovini, altri ruminanti, alcuni roditori, conigli. Dopo una iniziale riproduzione nelle cellule intestinali, dove prende il nome di tachizoiti, migrano per via linfatica raggiungendo di preferenza le cellule muscolari, ove si replicano all’interno di una ciste (bradizoiti).

I bradizoiti rappresentano poi la forma infettante per il nostro carnivoro che dovesse nutrirsi con carni infette. Per quanto riguarda le nostre vacche invece l’infezione può trasmettersi solo tramite alimento contaminato, oppure per via transplacentare da madre a feto (Bjorkman,1996; Pare, 1996).

 

L’infezione trasplacentare dei bovini è la condizione più dannosa per i nostri animali generano infatti aborti a partire dal terzo mese fino al settimo(Dubey,2006), i bovini hanno un periodo di gestazione simile all’uomo, mediamente 9 mesi e 10 giorni.

Se l’infezione è precoce fino al terzo mese, normalmente si ha il riassorbimento dell’embrione, mentre dal 4 al 7 mese è più facile avere l’aborto del feto.

Nei cani invece l’infezione è tipica dei cuccioli, anche se in percentuale molto limitata, per lo più passa in asintomatica e si manifesta con segni neurologici, in particolare paralisi degli arti.

 

Per quanto riguarda la diffusione della malattia i dati diffusi dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie sono molto preoccupanti, evidenziando una percentuale di positività nei feti abortiti tra 11,5% ed il 21,1%, mentre in bovine che hanno abortito si è rintracciata una positività tra il 35,5% ed il 40,5% (Dati IzsVe 2005-2008). I dati dell’Istituto della nostra regione sono fortemente simili a quelli esteri dove si stima che la Neospora sia causa del 15-21% degli aborti. (Sager,2001; Pereira-Bueno,2003; Hadded,2005).

 

I nostri cani possono essere, quindi molto pericolosi per le nostre amate vacche, anche se in modo assolutamente involontario.

In realtà l’escrezione delle oocisti infettanti è di breve durata, perciò è molto difficile individuare un soggetto malato,  in uno studio sono riusciti ad individuare solo 7 cani escretori su 24000 (Schares,2005).

Le oocisti però permangono per tempi lunghissimi nell’ambiente e quindi la primaria fonte di infezione sono gli alimenti o l’acqua.

Per proteggere gli animali, quindi, agli allevatori viene suggerito di recintare le aziende per impedire l’accesso a cani vaganti ed altri selvatici, poco riescono a fare contro la contaminazione dei foraggi in campagna purtroppo.

 

Ricordatevi quando andrete a passeggiare con il vostro amico a 4 zampe che lasciare le feci nel prato potrebbe avere serie conseguenze per i nostri piccoli vitelli!

 

 

Articolo scritto e redatto dal gruppo comunicazione e dall’ ufficio stampa dell’Ordine dei Medici Veterinari della Provincia di Vicenza per la Campagna Parassiti Zero

parassiticanebovinipdf


I parassiti – dal cane ai bovini al pascoloScarica il pdf